la prima medaglia d'Oro al valor militare

Il carabiniere a cavallo Giovan Battista Scapaccino,pur se il suo nome è poco noto agli italiani e non ha certo l’impatto emozionale, ad esempio, del Vice Brigadiere Salvo D’Acquisto, è tuttavia il primo e tra i massimi Eroi di riferimento dell’Arma, perché il suo sacrificio rappresenta il fondamento istituzionale,

il principio informatore spirituale, ossia il valore cardine cui tutti gli altri si congiungono, ed anche la motivazione etico-professionale, che poi si traduce concretamente nell’attività di servizio: la fedeltà al giuramento.

 Il carabiniere Scapaccino nacque ad Incisa Belbo, oggi Incisa Scapaccino, in provincia di Asti, il 15 febbraio 1802; si arruolò nel 1822 nel reggimento Piemonte Reale cavalleria donde, nel 1830, transitò nell’ancor giovane ma prestigiosissimo Corpo dei Carabinieri Reali e fu destinato in Savoia, in forza alla Stazione di Les Echelles. Nella notte del 3 febbraio 1834, una colonna di circa cento fuoriusciti repubblicani mazziniani provenienti dalla Francia, varcati i confini, occupò quel villaggio. Nel frattempo il nostro carabiniere a cavallo stava rientrando dal Comando della Compagnia di Chambéry, latore di un dispaccio riservato che allertava i comandi dipendenti proprio sui movimenti dei rivoltosi alla frontiera.

Gli insorti lo sorpresero alle porte di Les Echelles, lo circondarono e, visto che si trattava di un Carabiniere, quindi di un “monarchico” per antonomasia, gli intimarono di riconoscere come sua bandiera il loro tricolore e di inneggiare alla repubblica. Il bravo militare, fedele al giuramento, dato di sprone al cavallo, cercò di sottrarsi all’accerchiamento e gridò invece «Viva il Re!». Fu abbattuto da una fucilata. Alla sua memoria il sovrano sardo-piemontese Carlo Alberto concesse appunto, il 6 giugno 1834, la Medaglia d’Oro al Valor Militare da lui appena istituita l’anno prima. Il carabiniere a cavallo Giovan Battista Scapaccino ne fu dunque il primo decorato dell’Armata Sarda, quindi dell’Esercito Italiano.

Egli non era un “monarchico” in senso politico, ma bensì era un servitore dello Stato, fedele alle Istituzioni che fece comunque il suo dovere: obbedì.

Anche su uomini come lui, onesti, coraggiosi, determinati e, soprattutto, convinti del loro ruolo, si fondano le attuali democrazie. Ne sono prova i numerosi Eroi che, sul suo esempio, hanno dato la vita per adempiere al loro dovere, sia con la Monarchia costituzionale, sia con la Repubblica democratica.